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Intervista alla prof.ssa Rosetta Cannarozzo presidente del Centro culturale “Tommaso Moro”
DIECI EURO E SEI FRANCOBOLLI
E’ iniziata nel 2008 l’avventura di Rosetta Cannarozzo come Presidente del Centro Culturale Tommaso Moro e mi sembra doveroso festeggiare 12 anni di impegno a tutto tondo di questa donna vulcanica, appassionata e combattiva. Prima di porle alcune domande, ho letto lo Statuto dell’Associazione che, tra l’altro, così recita: “scopo principale del Centro Culturale è svolgere e promuovere la formazione culturale e sociale degli associati e dei cittadini favorendo la diffusione, la conoscenza e l’applicazione nella società dei principi della dottrina sociale della chiesa cattolica” Come obiettivo non è male!
Alcune note biografiche dell’intervistata.
La prima donna presidente del Tommaso Moro si laurea in filosofia a Palermo nel 1975; appassionata di giornalismo, scrive per un mensile di tematiche pedagogiche e di problemi sociali; inventa una rubrica per bimbi per una radio locale; crea e conduce un gioco a quiz per i ragazzi per una emittente televisiva; partecipa attivamente al CIF, centro cattolico a sostegno del mondo femminile. Da sposata, si trasferisce a Basiglio dove insegna materie letterarie nel locale Istituto Comprensivo fino al 2011, anno del suo pensionamento. A partire da quell’anno, conduce una trasmissione radiofonica settimanale per Radio Hinterland; da alcuni anni è volontaria in Humanitas come “tessitrice di voce”; da sempre scrive per il “Radar” e da sei mesi è nonna felice.
Ma torniamo ai dieci euro e ai sei francobolli, facendo parlare la diretta interessata.
D. Cara Rosetta, intelligenza – dal latino “intus legere”- vuol dire “leggere dentro”. Cosa hai “letto dentro” il Tommaso Moro tanto da accettare di prenderne il timone proprio in un momento in cui dieci euro e sei francobolli erano l’unica risorsa economica a disposizione, la proposta culturale traballante e la partecipazione alle iniziative era minima?
R. La voglia di salvare un’Associazione nella quale credevo fortemente perché ero convinta che, a Basiglio ci fosse fame di cose belle. Mi spiego: la Bellezza, a Basiglio- Milano Tre è una cifra forte e chiara, che mi ha fatto e mi fa amare questo posto dove ho scelto di vivere. Ma la bellezza, intesa solo in senso estetico, non basta perché l’Uomo ha bisogno anche di altro: relazioni, socialità, confronto, conoscenza… La Milano Tre del periodo in cui è nato il Centro Culturale Tommaso Moro (giugno 1991) era “bella senz’anima” e l’obiettivo ambizioso di chi ha fondato il nostro Centro era proprio quello di dare un’anima al nostro bel quartiere. E ci stava riuscendo. Per questo non potevo accettare che, nel 2008, per una serie di contingenze sfavorevoli, il Tommaso Moro cessasse di vivere. Per questo ho accettato la difficile ma affascinante scommessa: quella di rivitalizzarlo, innovarlo senza snaturarlo, per permettergli di continuare a svolgere la sua mission.
D. Ho letto, nel libro che celebra i venticinque anni del Tommaso Moro, una frase di don Fabio Giovenzana che mi ha colpito: “ il termine cultura indica la modalità attraverso la quale l’uomo, conformemente alla sua natura, sviluppa le sue capacità materiali e spirituali realizzando sé stesso e creando un rapporto vero con la realtà; con la cultura, cioè, si raggiungere un livello di vita veramente e pienamente umana.” Anche alla luce dell’esperienza vissuta in questi dodici anni di presidenza, sei d’accordo con questa affermazione?
R. Certamente. Sottoscrivo in toto l’affermazione di don Fabio e mi permetto di aggiungere che, secondo me, “cultura è capacità di decodificare quello che accade dentro e fuori di noi per cercare, ove possibile, di cambiarlo”.
D. Cosa c’entra la tua religiosità con il tuo impegno culturale?
R. C’entra, c’entra perché la cultura serve anche a veicolare messaggi importanti e talvolta rivoluzionari. E cosa c’è di più rivoluzionario del messaggio evangelico?
D. Ti faccio una domanda scomoda: tu, che per tanti anni hai insegnato, cosa pensi dell’attuale generazione? I giovani sono interessati alla cultura? Dove sono? Come coinvolgerli?
R. Rispondere alla prima parte della domanda, cara Carla, per me è semplice perché ho sempre amato i giovani, soprattutto gli adolescenti con i quali per decenni ho avuto la gioia di relazionarmi. Nella loro fragilità, nel loro essere contraddittori, nella loro voglia di crescere pur avendone paura, sono fantastici perché hanno entusiasmo, energia, voglia di fare… Perciò sono stupendi e io mi sento di ringraziarli tutti, a uno a uno, perché mi hanno dato tanto, mi hanno insegnato tanto. Mi chiedi, poi, se i giovani sono interessati alla cultura. E qui il discorso diventa complesso perché dovremmo chiederci “quale cultura” e questo bisognerebbe domandarlo a loro. Vengo, ora, alla parte finale della tua domanda “come coinvolgerli” per ammettere, con amarezza ma in tutta sincerità che non lo so. Constato semplicemente che, purtroppo, alle iniziative del Tommaso Moro (e di tutte le altre Associazioni del territorio) i giovani non partecipano
D. In che modo il tuo essere donna ha influito sulle scelte culturali del Tommaso Moro?
R. Bella domanda! Penso di avere dato subito il “taglio rosa” alla mia presidenza con il bellissimo spettacolo teatrale “Fuochi di veglia”, messo in scena dalla compagnia teatrale “Gli erranti di Bergamo” (di cui non ho mai capito il nome dal momento che non sono né nomadi né bergamaschi!) che hanno affrontato in modo intelligente il tema della condizione della donna nel passaggio dalla civiltà contadina a quella industriale. Per la cronaca: lo spettacolo è stato allestito nella bella corte della cascina Penati che ben si addiceva al tema trattato. Ma, al di là di questo o di altri esempi specifici, credo che il mio essere donna si sia manifestato in molti modi: dall’approccio empatico con le persone, alla cura dell’allestimento delle location; dall’introduzione di momenti di convivialità con i soci e, soprattutto, alla scelta delle tematiche.
D. Basiglio è una realtà multietnica. Tenendo presente questa specificità, cosa è stato fatto e cosa si potrebbe ancora fare per migliorarne l’offerta culturale ?
R. Sì. Basiglio ha la fortuna di avere al proprio interno cittadini di diversa nazionalità, lingua e religione. Potrebbe, quindi, dirsi una società multietnica e multiculturale ma, ca va sans dire, tra il mero inserimento in un territorio e l’autentica integrazione nel suo tessuto sociale, ne passa. Con questa consapevolezza e con l’obiettivo di favorire qualche passo in avanti nella giusta direzione, nel 2019, il nostro Centro, in collaborazione con la “Filippino Community di Gesù Salvatore” ha organizzato un incontro con Elianor Llanes Castillo, fondatrice dell’Associazione “Maia” allo scopo di favorire l’integrazione della comunità filippina nel territorio dove si trova a lavorare e a vivere. Ricordo che, in quell’occasione, la sala Spazio-Incontri era stracolma di Italiani e di Filippini che hanno molto apprezzato l’iniziativa dal titolo multilingue “Insieme. Magkasama. Together”. Lo so che si può obiettare che questa è stata solo una goccia nel mare ma rispondo- con madre Teresa- che anche il mare è fatto di tante gocce. Si può fare di più? Certamente. Ma questo è un argomento troppo complesso che non possiamo affrontare in questa sede.
D. All’inizio della tua avventura hai deciso di dare un nomignolo al grande Tommaso Moro e, sia per vezzeggiarlo che per rendere l’idea delle difficoltà in cui versava la sua cassa, l’hai chiamato “Povero Tommy”. E’ ancora così o è cambiato qualcosa ?
R. Indubbiamente in questi dodici anni sono cambiate moltissime cose e non solo quelle economiche. Ora Tommy non è più povero come prima, pur avendo come unica entrata la quota associativa degli iscritti. E poi sono cambiate tante altre cose: dai componenti del Consiglio Direttivo, ai parroci, ai sindaci, ai dirigenti scolastici, con cui il Tommaso Moro, come Associazione inserita nel territorio, si è sempre relazionata. Sono cambiate anche le proposte culturali e da anni ormai, oltre alle conferenze, ai dibattiti, ai concerti, ai pomeriggi letterari, il nostro Centro offre anche spettacoli teatrali, musical, presentazione di libri e altro ancora. Quella che non è cambiata e che non deve cambiare è la sua “mission” : promuovere la Cultura.
D. Una curiosità spicciola: quanti sono gli attuali iscritti?
R. Finalmente una domanda facile! Nella stagione 2019/20, gli iscritti erano 110 (e lode!) Quanti saranno quest’anno, giuste le circostanze, non posso prevederlo. Mi sento però di dire che il programma 2020/21 è veramente di livello alto e che il Consiglio Direttivo (che desidero espressamente ringraziare) ce la metterà tutta per realizzarlo, ovviamente con le modalità consentite dall’attuale emergenza sanitaria. Per farti un esempio: come da programma, abbiamo partecipato a Book City ma non in presenza. Praticamente, abbiamo registrato il video della presentazione del libro “Da oggi voglio essere felice” di Valeria Benatti, che è stato messo sul canale youtube della biblioteca di Basiglio dove tutti possono vederlo. Purtroppo, non sappiamo ancora come faremo le altre iniziative; spero, comunque, che i nostri soci continuino a sostenerci rinnovando l’iscrizione o con le solite modalità o versando la quota all’iban: IT55U0103034211000001668885
D. Sempre nel libro sui venticinque anni di attività del centro culturale, è riportata una bellissima preghiera scritta da San Tommaso Moro: “Donami il buon umore” in cui egli stesso prega il Signore di donargli il senso del ridicolo. A partire dalla tua esperienza, pensi che questa sia una dote o un ingombrante fardello?
R. Una dote. Non ho dubbi. Cosa c’è di più serio del non prendersi troppo sul serio?
Finisce così la mia chiacchierata con Rosetta che, partendo da quei dieci euro e sei francobolli da sessanta centesimi, credo sia riuscita a creare un’offerta culturale di notevole portata e questo mi autorizza a dire, con il grande Dostoevskij, che se “la bellezza salverà il mondo”, Rosetta sta facendo bene la tua parte. Grazie, Presidente.
Carla Maria Usuelli